Domenica 5 luglio, nella splendida cornice di Villa Pamphili a Roma, si è esibita l’Orchestra SANITANSAMBLE diretta dal Maestro Paolo Acunzo con Peppe Barra testimonial d’eccezione. Grande successo, grande gioia per i giovani musicisti e un pubblico entusiasta. Ecco una testimonianza d’eccezione, espressa dall’intellettuale e operatore culturale keniano John Muiruri, anche lui tra il pubblico di Sanitansamble:
“Mi è piaciuto moltissimo lo spettacolo di Sanitansamble, un gruppo di giovani seguiti dall’organizzazione Pianoterra. Da tanto tempo uno spettacolo non mi piaceva così tanto. Forse l’ultima volta risale a cinque anni fa, al Teatro Briciole di Parma, quando abbiamo rappresentato “Duala la chaki”, uno spettacolo basato sull’opera “Il cerchio di gesso del Caucaso” (Brecht) e messo in scena da un gruppo di ragazze di Nairobi coinvolte in un progetto di AMREF. Un grande spettacolo le cui fondamenta erano state gettate in precedenza con i successi di “Amore Buono” e “Pinocchio Nero”, diretti da Marco Baliani e rappresentati da uno straordinario gruppo di venti ragazzi di strada di Nairobi. La prima fu ospitata al Globe Theatre, perciò lo spettacolo di Villa Pamphili mi ha ricordato molto il mio primo incontro con l’arte in Italia. La somiglianza più incredibile è quella delle storie di questi ragazzi. I ragazzi della Sanità di Napoli e i bambini di Kawangware mi parlavano la stessa lingua, la lingua dell’abilità, del talento, dell’opportunità, del “sì, siamo qui, sì, possiamo farcela”. È vero, possono farcela, ma solo se qualcuno offre loro un’opportunità. Una volta ottenuta quell’opportunità, loro hanno tenuto fede ai loro sogni e non hanno deluso il pubblico. L’Ensamble è riuscita a mantenere alta l’attenzione del pubblico, concentrato e felice per tutta la durata dello spettacolo. Da tempo non mi accadeva di starmene seduto a godermi uno spettacolo senza temere che qualcosa potesse andare storto. Ho pianto lacrime di gioia e di connessione, mi sono sentito estremamente vicino agli artisti. Non sono un esperto di musica jazz o classica, ma la presenza dei ragazzini sul palco, di cui conoscevo la provenienza e le sfide che devono affrontare ogni giorno, mi hanno trasmesso tanta emozione perché nel loro spettacolo ho visto la speranza. Ho capito che i loro sogni erano reali, avevano un valore, e davanti a quel grande pubblico veniva riconosciuto il percorso che stavano compiendo per liberarsi dei ceppi della povertà, della criminalità, della dominazione e della manipolazione che, come sappiamo tutti, si materializzano proprio laddove si trovano gruppi svantaggiati. Mi sono sentito incoraggiato, e ho ringraziato Dio per avermi fatto assistere al momento in cui questi ragazzi e ragazze hanno raggiunto il loro obiettivo”