Finanza e no profit sono due mondi fino a non molto tempo fa distanti tra loro, almeno nella percezione comune. Banche, investimenti e indici di mercato d’altro canto cosa possono avere a che fare con la salute e il benessere delle persone, la protezione delle categorie più vulnerabili, la salvaguardia dell’ambiente, per citare solo alcune delle tante cause che mobilitano il mondo delle no profit? Se tuttavia lo sguardo si concentra non tanto sugli strumenti o i percorsi, ma sugli obiettivi, in particolare quelli di lungo periodo, e si ragiona in termini di cambiamento duraturo, di impatto, di sostenibilità, allora finanza e no profit possono scoprire sinergie inattese.
Nell’opinione pubblica cresce sempre più infatti la consapevolezza che le nostre azioni, le nostre abitudini di vita, i nostri comfort possono soddisfare da un lato esigenze individuali ma generare rischi o danni all’ambiente che ci circonda, alle comunità in cui viviamo, alle istituzioni che ci governano. E questa consapevolezza sempre più spesso si trasforma in scelte responsabili quando si acquista un prodotto o si sceglie un servizio. Anche finanziario.
Qualche mese fa siamo entrati in contatto con Vincenzo Cacace, manager di area di Azimut Capital Management del Gruppo Azimut, una delle più grandi realtà finanziarie indipendenti specializzata nella promozione, gestione e distribuzione di prodotti e servizi finanziari, che ci ha presentato le opportunità di un loro prodotto: AZ Multi Asset Sustainable Equity Trend. Si tratta di un fondo di investimento che investe in titoli che aderiscono agli standard “ESG”, acronimo che sta per Environmental, Social e Governance. Una sostenibilità misurata dunque in termini di impatto ambientale (con valutazioni relative alle emissioni di gas serra, efficienza energetica, gestione dei consumi idrici e dello smaltimento dei rifiuti, rispetto delle normative ambientali), sociale (rispetto delle normative relative a salute e sicurezza sul lavoro, politiche salariali eque, rapporti con le comunità, promozione della diversità nella forza lavoro e del rispetto dei diritti umani) e di governance (promozione della diversità nei livelli dirigenziali, compensi equi ai dirigenti, etica e gestione dei rischi).
La sostenibilità dei titoli presenti nel fondo è affiancata alla possibilità per gli investitori di scegliere se devolvere in forma di donazione parte dei rendimenti a una onlustra quelle conosciute e selezionate da Azimut. Un nuovo modo di intendere l’idea di investimento, dunque, che guarda al futuro non soltanto per misurare rendite finanziarie, ma anche per incidere nel benessere e nel futuro delle nuove generazioni, premiando aziende e società ESG, e della parte più fragile della comunità, devolvendo a enti del terzo settore parte dei ricavi.
Dopo una fase conoscitiva, Pianoterra è entrata ufficialmente nell’elenco di enti no profit che potranno beneficiare in modo diretto di questa opportunità. Abbiamo chiesto al dott. Cacace di raccontarci dal suo punto di vista questa specifica direzione che sta intraprendendo il mondo della finanza e il suo gruppo in particolare. Ecco cosa ci ha risposto.
“Partendo dalla premessa che in Italia la cultura finanziaria è ancora relativamente scarsa e in larga misura legata a strumenti quali i BOT, nel mio lavoro quotidiano il primo ostacolo da superare con gli investitori è orientare le loro scelte verso titoli che abbiano anche un valore etico e sostenibile. La sensibilità verso temi che riguardano l’ambiente e i diritti sociali è d’altro canto presente, perciò quando spiego che il gruppo Azimut già da vent’anni pone attenzione a questi aspetti, scegliendo ad esempio di escludere dalle sue proposte società che traggono profitto in modo diretto dal malessere altrui – come possono essere ad esempio i produttori di armi o alcolici, oppure le aziende che sfruttano il lavoro minorile, ecc. – i risparmiatori si sentono motivati a esplorare nuove opportunità di investimento nella categoria ESG.
Le cause che generano più sostegno variano con il variare delle classi di età, con una costante: le tematiche ambientali, favorite dalla generazione dei baby boomer (chi ha oggi tra i 50 e i 70 anni) perché legate alla possibilità di lasciare ai loro figli un mondo più pulito e salubre e prescelte anche dai millennial perché elemento di autodeterminazione, assieme – va detto – alla questione della pari opportunità.
Conoscevo Pianoterra già da prima di iniziare a lavorare in Azimut, grazie a un rapporto diretto con i suoi soci fondatori. Per me è stato dunque naturale esplorare la possibilità di far rientrare questa onlus tra quelle da proporre ai risparmiatori di Campania e Lazio come destinatarie di una donazione frutto dei loro investimenti nel nostro fondo. Oggi siamo contenti che questo processo sia andato a buon fine: abbiamo già iniziato a promuovere degli incontri per far conoscere più da vicino ai nostri investitori i tanti interventi messi in campo con professionalità e impegno da Pianoterra a sostegno delle famiglie più vulnerabili di Napoli e Roma. Con le loro donazioni potranno contribuire a rafforzare questi interventi, e noi saremo felicissimi di aver potuto giocare un ruolo in questo processo, rimettendo in circolo a favore della comunità – e delle sue fasce più svantaggiate – risorse private con uno scopo benefico”.