Quello dell’educazione precoce e dei suoi effetti benefici e duraturi è uno dei pilastri su cui si regge la nostra metodologia di intervento. Si tratta tuttavia di un tema che raramente trova spazio nel dibattito pubblico italiano. Prendiamo l’esempio dell’asilo nido, ossia di quel segmento di offerta educativa pensato i bambini fino ai 3 anni di età: spesso parlarne significa parlare soprattutto di temi come la conciliazione famiglia/lavoro e il supporto alle donne nel reinserimento lavorativo, che può essere molto difficile dopo la maternità. Il nido è visto dunque più come uno strumento di welfare che come un’istituzione educativa. Per quanto sia anche questa una prospettiva importante, grazie alle tante evidenze scientifiche e a diversi anni di lavoro sul campo noi siamo convinti che l’asilo nido rappresenti soprattutto un’opportunità educativa precoce per il bambino, importantissima per la sua crescita ma anche per quella dei suoi genitori.
Nella Giornata mondiale dell’educazione vogliamo condividere con voi un’intervista fatta a Gabriella, mamma di Elena, una bimba che frequenta il nostro Servizio Educativo di Custodia (SEC) dell’hub NESTdi Napoli. Pur non essendo un asilo nido, infatti, il SEC riprende da quest’ultimo l’idea di uno spazio dedicato specificamente alle esigenze prima di tutto educative dei bambini tra 0 e 3 anni, ma con un approccio che coinvolge i loro genitori e li rende parte attiva del processo educativo. A Gabriella abbiamo chiesto di parlarci di questa esperienza, sia dal suo punto di vista che da quello della piccola.
I: Cosa ne pensi del tempo che Elena trascorre al SEC di NEST?
G: È stata la scelta migliore che potessimo fare! Da quando va al SEC Elena è migliorata tantissimo in alcuni atteggiamenti che magari da sola non sarei riuscita a “correggere”. Il tempo che trascorre qui è davvero prezioso, innanzitutto perché è un momento di relazione con gli altri bambini, poi hai imparato a svolgere tante attività diverse. Mia figlia è molto vivace e quando stava tutto il giorno a casa passava in continuazione da un’attività all’altra. Al SEC riesce invece a concentrarsi di più su un’attività alla volta. Io sono contentissima di questa scelta, anzi, mi sono pentita di non averla fatta prima. Quando una mamma non lavora, come nel mio caso, pensa sempre “Vabbè, posso tenere a casa il bambino”, invece non ci rendiamo conto che è fondamentale per loro vivere degli spazi al di là del loro ambiente familiare. Soprattutto nel nostro caso, noi non abbiamo i nonni né i cugini vicini, perciò Elena passa le sue giornate essenzialmente con me.
I: All’inizio quindi avevi deciso di occuparti tu da sola di Elena, poi ha deciso di farle iniziare questo percorso educativo, è così?
G: Sì, esatto. All’inizio avevo un po’ di timore proprio perché stando a casa ho pensato “Posso provare a occuparmene io”. Però poi a un certo punto ci si rende conto che diventa stressante psicologicamente per il bambino e per la mamma, perché la mamma non è più contenta di stare con il bambino 24 ore su 24, e non è nemmeno giusto che un bambino debba vedere la mamma che non è felice. Lo stesso vale per il bambino, perché passare troppo tempo in casa, soprattutto in inverno, a fare sempre le stesse cose, girare sempre nelle stesse stanze in un appartamento fa diventare l’appartamento una specie di gabbia, sia per la mamma che per il bambino. Quindi per noi la scelta di mandare Elena al SEC è stata più che mai una scelta felice.
I: C’è una cosa che la bambina ha imparato che ti ha colpito in particolare, che non ti aspettavi?
G: Sicuramente lei ha imparato a gestire il suo capriccio. Elena è molto istintiva e non sa aspettare, ma adesso ha imparato ad ascoltarmi. Abbiamo imparato a comunicare in modo diverso in alcuni momenti particolari. Quando lei vuole qualcosa e fa un capriccio, se io le parlo e le sto vicina lei capisce e riesce a gestire meglio il momento, a capire perché non deve piangere e invece aspettare.
I: Come è cambiato il vostro modo di stare insieme dopo che ha iniziato ad andare al SEC?
G: Il nostro rapporto è assolutamente migliorato. Prima io magari di mattina avevo le energie psicologiche per stare con lei e anche per stimolarla con giochi nuovi, poi mi rendevo conto che nel pomeriggio ero molto più stanca, più stressata. Quando mi sentivo così allora poteva capitare che le rispondessi male, con un po’ di nervosismo. Invece adesso che anche io ho recuperato il mio tempo la relazione è migliorata, perché al pomeriggio quando lei si sveglia riusciamo a fare dei giochi insieme, e io mi rendo conto che sono più disponibile nei suoi confronti, sia a giocare insieme che a lasciarle i suoi spazi. Adesso tante situazioni di stress e nervosismo sono state quasi eliminate dalla nostra routine.
I: C’è invece una cosa particolare che sei contenta di aver portato a casa tu grazie all’esperienza con il servizio del SEC di NEST?
G: Grazie ai gruppi di parola ho imparato anche io a gestire meglio determinate situazioni, perché parlare del proprio figlio con altre persone ti fa vedere anche il bambino in una luce diversa da quella in cui lo riusciamo a vedere noi. Io ho imparato a gestire il mio rapporto con lei, a parlarci diversamente, a stare con lei in maniera più serena, a non vedere il ruolo di mamma solamente come una fatica. Prima mi sembrava di avere davanti una montagna insormontabile, il SEC è stato come una luce in fondo al tunnel, perché quando non hai la famiglia, un supporto esterno, ricade tutto su di te, e tutto ti sembra una montagna da scalare. Perciò sì, io ho imparato tanto, sia su mia figlia che su me stessa!
NEST è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. L’hub NEST di Napoli è sostenuto anche dalla Nando and Elsa Peretti Foundation.
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