Le prime relazioni affettive sono fondamentali perché un bambino possa crescere forte e sano, tanto sul piano emotivo che su quello sociale. Le risposte ai suoi bisogni immediati sono la base su cui si costruisce tra un bambino e chi si prende cura di lui un legame fatto di fiducia e sicurezza. La capacità da parte del genitore di rispondere a questi bisogni in modo adeguato si traduce per il bambino in benessere, fiducia e sicurezza. Cure inadeguate, invece, esercitano un’influenza sfavorevole sullo sviluppo della sua personalità.
La crescita fisica, psicologica e relazionale di un bambino avviene attraverso fasi specifiche, ognuna con caratteristiche proprie, determinata da differenti bisogni. Può capitare che i genitori non riescano a comprendere le necessità che il bambino può avere in quella particolare fase di crescita e, di conseguenza, non gli forniscano le cure appropriate. Se reiterate, situazioni di questo tipo possono configurare diverse forme di “patologia delle cure”: incuria (cure fisiche e/o psichiche insufficienti rispetto all’età del piccolo e ai suoi bisogni evolutivi); discuria (cure distorte, inadeguate, inopportune); ipercura (eccessiva attenzione nella somministrazione di cure, persistente e dannosa medicalizzazione, abuso di farmaci ecc.).
Prendersi cura troppo o troppo poco di un bambino sono due modi diversi di non prendersene cura affatto e possono sfociare in forme sicuramente più sfumate, ma comunque potenzialmente rischiose, di maltrattamento.
L’articolo 19 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea generale dell’ONU il 2 novembre del 1989, fa riferimento alla tutela del bambino «contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale». La Convenzione è stata ratificata in Italia nel 1991 ma, come affermava nel 2015 l’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza, «la situazione italiana per ciò che riguarda la prevenzione, cura e presa in carico del maltrattamento e l’abuso sui minorenni e la relativa organizzazione dei servizi preposti a tali funzioni, è attualmente caratterizzata da notevole discontinuità». Il Garante riconosce la presenza di leggi di buon livello e di buone pratiche in questo ambito, ma ammette che spesso, nel concreto, sono carenti le «misure atte a garantire sufficientemente l’attuazione di tali normative e ad assicurare a tutti i minorenni maltrattati e abusati – e ai loro familiari e a coloro che ne assumono la responsabilità genitoriale – l’esecuzione delle misure e il lavoro terapeutico e di sostegno necessario per curare le conseguenze psicologiche ed eventualmente psicopatologiche che i traumi e le esperienze sfavorevoli determinano».
Cercare di arrivare prima, prevenire e identificare precocemente i segnali di possibili maltrattamenti o abusi e lavorare assieme ai genitori e in rete con altri servizi è un pezzo importante del lavoro che Pianoterra svolge ogni giorni con le famiglie che sostiene.
Genitori non si nasce, si diventa, come ripetiamo spesso durante i gruppi di sostegno alla genitorialità. Essere genitori significa confrontarsi con sfide continue, continui momenti di crisi, frequentissimi dubbi, momenti di profonda difficoltà e solitudine senza che nessuno, nemmeno la mamma o il papà più “preparati”, abbiano un manuale di istruzioni per cavarsi fuori dai guai. È solo l’esperienza che insegna, più di ogni altra cosa, più di ogni manuale accademico, a una mamma e a un papà cosa voglia dire avere un bambino che dipende totalmente dall’adulto di riferimento per sopravvivere.
Non esistono ricette perfette, buone per tutti e valide sempre. Anche il bambino più sereno e tranquillo può, in alcune fasi, trasformarsi in un “despota”, così come il genitore più equilibrato e pronto può, se colto da stress, stanchezza, rabbia, insicurezza, diventare un “dittatore” inflessibile. Cosa fare allora? È fondamentale per un genitore avere più strumenti possibili per capire cosa sta accadendo a se stesso e al proprio bambino. È importante raccontare ai genitori che ogni bambino, in determinati e poco prevedibili momenti dello sviluppo, attraversa delle fasi “critiche”, fasi di totale – o quasi – disorganizzazione. Il bambino che fino al giorno prima amava essere coccolato dopo la pappa, per esempio, adesso non ne vuole più sapere; diventa capriccioso, lamentoso, incredibilmente richiestivo, “isterico”. Il genitore consapevole che questo può succedere sarà sicuramente più preparato, si sentirà probabilmente meno colpevole e più sereno nell’affrontare un momento che aveva previsto potesse accadere.
Gli incontri con esperti di salute materno-infantile, i gruppi di parola con i genitori e le consulenze psico-pedagogiche individuali o familiari che attiviamo nei nostri progetti hanno proprio questo obiettivo: accrescere nei genitori la consapevolezza, trasmettere informazioni, mettere in circolo conoscenze, esperienze, dubbi, perplessità, dare un nome a paure o insicurezze, mostrare in anticipo i potenziali rischi di un comportamento inadeguato. Il tutto in un contesto non giudicante, ma improntato all’ascolto e alla fiducia.
Proteggere i bambini significa prima di ogni altra cosa rafforzare i loro genitori. Non è ovviamente possibile prepararsi su tutto e a tutto ma per le famiglie che seguiamo nei nostri progetti vogliamo che Pianoterra sia un luogo sicuro in cui è possibile chiedere aiuto. L’obiettivo è lavorare con loro nel tentativo di prevenire fenomeni di maltrattamento più o meno sfumati ai danni di un bambino, individuandoli, riconoscendoli e intervenendo, in rete con altri servizi specializzati, quando si verificano.