Un piano di ripresa dalla crisi che sia anche “bambinocentrico” e che riconosca il valore strategico degli investimenti sull’infanzia per il futuro del nostro paese. Lo chiede un gruppo numerosissimo di soggetti istituzionali e appartenenti al terzo settore, tra cui anche Pianoterra, che da anni sono in prima linea nel tentativo di contrastare gli effetti di politiche miopi e gravi disinvestimenti dai settori chiave dell’educazione e dei servizi alla famiglia. L’obiettivo è quello di provare a uscire da questa crisi sanitaria, economica e sociale con una prospettiva di crescita che sia solida, sostenibile, equa e orientata al benessere di tutti.
Una richiesta che è stata accolta da un gruppo di parlamentari italiani che se ne sono fatti portavoce con una mozione presentata in parlamento lo scorso dicembre e recepita dal Governo a fine gennaio. Oggi, mentre la discussione sui contenuti del Recovery Plan entra nella sua fase più importante e ci si prepara a disegnare l’architettura del futuro che vogliamo per il nostro paese, la richiesta è che i contenuti di questa mozione diventino una base affinché il piano di ripresa preveda al suo interno un intero capitolo destinato a un grande Piano nazionale per l’infanzia.
Ne abbiamo parlato con l’on. Paolo Siani, pediatra e membro della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, tra i firmatari della mozione per l’infanzia (a questo link il testo completo della mozione).
Quale posto dovrà trovare il Piano nazionale per l’infanzia all’interno del Recovery Plan?
L’Italia ha una grande opportunità in questo momento: riuscire a utilizzare e spendere bene i 209 miliardi che l’Europa ci mette a disposizione. Una parte di questo fondo va destinato certamente all’infanzia. E’ importante però che non si tratti di fondi residuali. Il ragionamento non deve essere “Abbiamo bisogno che la mamma vada a lavorare e quindi costruiamo più asili nido”, ma “Offriamo un nido di qualità ai bambini. Tra le altre cose, questo avrà l’effetto di consentire anche alle mamme di perseguire i loro obiettivi di carriera”. Occorre quindi mettere al centro i bambini, che non devono essere visti come soggetti di interventi residuali. Così facendo, costruiremo un paese migliore, ma soprattutto investiremo dei soldi che produrranno certamente ricchezza tra dieci o venti anni. Questa non è una spesa, è un vero investimento sul futuro. Se non si fa adesso, non abbiamo altre possibilità.
Di quante risorse ci sarebbe bisogno?
Adesso non facciamo una richiesta economica, perché sono stati già allocati una serie di finanziamenti ad hoc per alcune iniziative riguardanti i bambini. Noi vorremmo che nel Recovery Plan ci fosse un capitolo dedicato all’infanzia, che raccolga e metta ordine tra tutti i provvedimenti stabiliti per l’infanzia. Una volta avvenuto questo, potremo capire se i fondi allocati sono sufficienti, se vanno aumentati o distribuiti meglio. La priorità però è mettere ordine e disegnare un intervento che parta dall’infanzia, sin dalla gravidanza, prima ancora che il bambino nasca. La fascia di età a cui destinare il maggior numero di investimenti è quella che va dai 0 ai 3 anni.
In questi giorni si sente tanto parlare di “transizione ecologica”, tutti sembrano improvvisamente convertiti all’ambientalismo e alla sostenibilità ecologica, ma noi sappiamo che in realtà ci sono dei vincoli molto precisi in questo senso dall’Europa, che ci chiede di prevedere anche questo aspetto in tutti gli investimenti previsti. Esistono dei vincoli simili dal punto di vista degli investimenti per l’infanzia?
L’Europa in realtà ci chiede da anni di investire risorse economiche sull’infanzia e soprattutto sulla fascia di età 0-3. L’Europa lo sta molto bene, come dicono tutti gli studiosi, che questo è un investimento ma non un costo. Sappiamo dagli studi di Heckman che investire un dollaro su un bambino al momento della sua nascita produce quasi undici dollari di risparmi per le casse pubbliche quando quel bambino avrà 18 anni. Investendo sulla prima infanzia avremo persone più sane, soddisfatte, avremo meno evasione scolastica e meno delinquenza. Anche per questo nel Recovery Plan dovrebbe esserci un capitolo su questi temi, finora colpevolmente tralasciati dal nostro paese.
A questo link il testo dell’appello. Per aderire si può scrivere a: appellopianoinfanzia@gmail.com.