Mi fa piacere essere qui per ricordare Peppe con tutti voi, ripercorrere il pezzo di vita e di lavoro che abbiamo fatto insieme. Parlo a nome di tutta Pianoterra; Peppe è stato un compagno di viaggio, un pilastro e un riferimento per tutti noi, ci capita di nominarlo spesso quando lavoriamo, e devo dire che ci manca molto.
La nostra conoscenza risale al 2009 ed è legata ad Adozione Sociale (a cui abbiamo partecipato solo nella sua fase finale) e l’ultima volta in cui abbiamo avuto la possibilità di salutarci di persona è stato il 21 febbraio dell’anno scorso, a Portici, in occasione di un incontro di scambio e confronto fra le esperienze del programma 1000 Giorni di Pianoterra e del progetto I primi 1000 di Portici. E oggi eccoci qui a parlare del Piano Infanzia, senza di lui. Questa cosa mi addolora e mi fa arrabbiare: che lui non possa vedere quello che Stefania Manetti una volta ha definito il suo “sogno basato su evidenze”, quello per cui ha lavorato e si è battuto per una vita, prendere corpo e concretizzarsi sempre più, senza di lui. Intendiamoci, ho accolto con immenso piacere e soddisfazione l’approvazione avvenuta pochi giorni fa alla Camera della Mozione per un Piano Nazionale per l’Infanzia da inserire nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mi sono emozionata nel vedere alcuni temi posti al centro dell’impegno politico, nel leggere – e cito testualmente: “specifico riferimento alla fascia 0/6 e alla genitorialità”, “periodo compreso tra il concepimento e la prima infanzia” (primi 1000 giorni), “servizi educativi 0/3” (finalmente anche i bambini molto piccoli o non ancora nati entrano nel perimetro di un’azione educativa) “genitorialità responsiva”, “sinergia tra pubblico e privato” “diseguaglianze”… Sono contenta e soddisfatta di questo risultato, e ringrazio davvero tutti quelli che vi hanno contribuito, ma avrei voluto gioire con Peppe, perché sono tutti temi sui quali abbiamo tanto discusso, combattuto, pensato e lavorato insieme. Per contenere il dispiacere e la rabbia, e trovare un po’ di conforto, mi sono detta che la coincidenza fra questa approvazione e l’anniversario della morte di Peppe – il nostro incontro di oggi – non può che essere carica di significati.
La prima grande intesa tra Pianoterra e Peppe è avvenuta proprio sul tema dell’intervento precoce (al cuore di Pianoterra con il programma 1000 Giorni). Peppe accolse con entusiasmo la mia convinzione e determinazione a voler arrivare sempre prima negli interventi, quindi non a partire dalla nascita (come previsto da Adozione Sociale) ma dalla gravidanza. Nel 2010/2011, durante un tavolo di coordinamento al comune di Napoli, sono stata definita un’illusa e una velleitaria da un pediatra presente perché avevo parlato di presa in carico in gravidanza e della necessità di una stretta collaborazione con ginecologi e punti nascita. Oggi a Pianoterra arriva un numero sempre maggiore di donne in gravidanza, anche alle prime fasi, spesso capita che portino anche le amiche, e siamo in contatto con diversi ospedali e con gli operatori sanitari che vi lavorano: questo mi fa brillare gli occhi, e pensare a Peppe.
Ricordo una cosa peppe diceva molto spesso “Gli interventi nella primissima infanzia sono definiti un investimento nel capitale umano, una politica di prevenzione che si finanzia da sola. Gli argomenti per investire nella prevenzione sono indiscutibili. L’unica vera domanda da fare è perché non farlo?” Perché non fa rumore, non crea consenso; perché ci vuole lungimiranza e la pazienza di aspettare tanto tempo per vedere i risultati. Oggi siamo qui a parlare di Piano Infanzia e siamo contenti di vedere che le cose stanno cambiando a tutti i livelli.
Altro ambito sul quale ci siamo intesi e abbiamo costruito un lavoro intenso era quello della multidimensionalità dell’intervento e quindi della necessità di collaborazione fra diverse figure professionali, cosa non sempre facile. Vi racconto dell’ambulatorio pediatrico che avevamo organizzato a Pianoterra, che aveva poco di clinico (i nostri bambini hanno tutti il loro pediatra, e se non ce l’hanno li accompagnamo nella scelta) e aveva molto di ascolto, consulenza generica, orientamento. La dimensione sociale e relazionale della cura era in primo piano. Questo ambulatorio era tenuto da Peppe insieme a un’operatrice di Pianoterra (una psicologa o un’assistente sociale) che faceva da ponte e da mediatrice. E Peppe ha sempre avuto con queste giovani operatrici un rapporto di scambio, di confronto alla pari: ascoltava con attenzione e reale interesse le loro idee e posizioni, riconosceva pienamente il loro impegno e le loro competenze (diverse dalle sue) e valorizzava il loro lavoro con un atteggiamento sincero e appassionato che era proprio bello e creava una base solida per il lavoro da fare insieme.
Tutti insieme abbiamo dedicato molto tempo alla riflessione. In un ambito di lavoro come il nostro, quasi sempre caratterizzato dalle dimensioni dell’emergenza e dell’urgenza che portano spesso ad agire sull’onda dell’impulsività, la mediazione del pensiero e della programmazione è stata sempre una nostra priorità, condivisa spesso anche con Peppe che apprezzava molto questa impostazione metodologica.
Il lavoro a Pianoterra ci ha offerto l’occasione di toccare con mano e poi approfondire temi come il sostegno genitoriale, i determinanti della salute, le diseguaglianze, la trascuratezza e sempre a partire dalla continua integrazione di esperienza pratica e riflessione, abbiamo anche realizzato piccole pubblicazioni da usare nel lavoro con le famiglie.
Peppe è stato anche l’ispiratore principale del nostro Salone Sociale di Estetica, un luogo dove le donne potevano dedicare un po’ di tempo in maniera molto diversa al benessere e alla cura di sé.
E infine il rapporto di Peppe col terzo settore. Anche in questo il nostro amico ha avuto uno sguardo molto lungo, lungimirante. Con Adozione Sociale, in tempi non sospetti, ha aperto un dialogo e messo in stretto rapporto di collaborazione ASL, comune e terzo settore, quindi pubblico e privato sociale, con l’obiettivo di costruire una comunità e una continuità di cura e accoglienza… una grande innovazione per quei tempi! Come già sottolineato, siamo entrati in Adozione Sociale solo verso la fine, quando molto era già stato fatto in termini di costruzione di rapporti fra enti diversi. Immagino che la costruzione di questo percorso sia stata una sfida sicuramente importante ma difficile, grazie alla quale oggi possiamo parlare di Piano Infanzia, costruito anche grazie alla collaborazione di molte realtà associative che si occupano, direttamente sui territori, dei temi proposti. Quindi grazie a Peppe, alla sua bella mente e alla sua passione. E forse in questo anche la pandemia ha giocato un ruolo importante, mettendo in luce con molta evidenza le caratteristiche vincenti delle associazioni: penetrazione nei territori, capacità di innovazione, agilità e flessibilità, capacità di reazione.
Non crediate che Il rapporto di Peppe col terzo settore sia stato di amore incondizionato. Potrei anzi definirlo un rapporto molto critico e ruvido, ma anche chiaro, leale, privo di pregiudizi, mai banale, proprio come era lui. Ha aperto il dialogo col terzo settore durante il suo lavoro come dirigente del distretto socio-sanitario della ASL Napoli 1 attraverso Adozione Sociale poi, col pensionamento, ha avuto possibilità di offrire la sua esperienza e competenza in diversi contesti e, tra le altre cose, ha cominciato a lavorare al fianco di alcune realtà associative. Ma a Peppe questo non bastava. Come dicevamo sempre insieme, il lavoro deve essere integrato, le diverse realtà devono conoscersi, collaborare attivamente, non sovrapporsi, le reti devono essere vive… e anche in questo il suo lavoro certosino ha portato oggi i suoi frutti, che purtroppo ha potuto vedere solo in parte: ad esempio la nascita di uno sportello 1000 giorni a Castel Volturno, realizzato anche grazie al finanziamento della Tavola valdese, che vede insieme Pianoterra, Emergency, Caritas e i servizi sociali comunali di Castel Volturno e altre realtà del territorio, come CAF e ospedale. E, come dicevo all’inizio del mio racconto, 1000 giorni Pianoterra e Portici continuano a costruire ambiti sempre più ampi e articolati di collaborazione.
Il lavoro di Peppe continua, il suo ricordo e le cose fatte insieme mettono radici.