Lavorare con e per i bambini significa per noi lavorare anche con i genitori. È questa l’essenza dell’approccio bi-generazionale, uno dei pilastri su cui fondiamo tutti i nostri interventi. Una vera chiave di volta se, oltre a migliorare una condizione contingente di difficoltà, l’obiettivo è quello di gettare le basi di un cambiamento positivo che duri nel tempo. Questo approccio è tanto più essenziale negli interventi precoci di contrasto alla povertà educativa, in cui i confini tra accudimento ed educazione spesso si fanno sfumati e in cui l’alleanza tra genitori e servizi educativi è fondamentale per garantire ai bambini una crescita sana e armoniosa.
Il progetto NEST si fonda proprio sull’idea che tutti gli interventi a favore del bambino debbano puntare sempre al coinvolgimento diretto dei genitori del bambino stesso. E’ per questo che il primo passo da cui si parte per una presa in carico effettiva è la sottoscrizione, da parte di educatori e genitori, di un patto di reciproco impegno e responsabilità che sancisce l’attivazione dell’intera rete familiare nel percorso educativo pensato per il minore. I genitori vengono in sostanza invitati a partecipare attivamente alla vita del servizio educativo, inseriti in gruppi di sostegno alla genitorialità, seguiti in incontri individuali di monitoraggio e orientamento sul territorio, inclusi in incontri con esperti di salute materno-infantile, accompagnati nell’espletamento di pratiche burocratiche ai CAF e agli altri servizi territoriali.
Questo coinvolgimento non è sempre facile: parte rilevante del lavoro degli educatori e delle educatrici consiste nel far comprendere ai genitori quanto il benessere dei loro piccoli sia legato anche e soprattutto a una loro attivazione. D’altro canto, fondamentale è anche trasmettere l’idea che nel percorso educativo dei bambini ciascuno è chiamato a fare la sua parte: i genitori da un lato e gli educatori dall’altro. Il ruolo di entrambi è importante e non sostituibile: i genitori non possono delegare interamente l’educazione dei bambini ai servizi educativi né, d’altro canto, pensare che il nido sia solo un “baby parking”, in cui i bambini vengono accuditi e basta. È importante far comprendere che all’educazione completa dei bambini, sin dalla loro più tenera età, concorrono figure diverse, ciascuna con un suo ruolo: l’alleanza di queste figure è importantissima perché il percorso educativo del bambino si sviluppi in un continuum armonioso e coerente tra il tempo e lo spazio del nido e il tempo e lo spazio della casa.
Molto utili per costruire questo tipo di consapevolezza si sono rivelati i gruppi di parola organizzati settimanalmente per i genitori dei bambini, sia quelli che frequentano il servizio educativo per la fascia 0-3 anni che quelli iscritti alle attività pomeridiane per la fascia 3-6 anni. Con la guida di una psicologa e un’assistente sociale, questi incontri sono finalizzati al sostegno alla genitorialità inteso in modo dinamico e collaborativo: i genitori si confrontano tra loro e hanno la possibilità di esplicitare dubbi o difficoltà in un ambiente sereno e non giudicante. Mensilmente a questi gruppi partecipano anche gli educatori che seguono i bambini, aggiungendo un tassello in più alla costruzione di questa alleanza educativa. La presenza dell’educatore è infatti sempre un’occasione importante per i genitori che, oltre a porre domande specifiche sui singoli bambini, hanno la possibilità di avere un’idea di ciò che succede quando i bambini sono affidati al servizio. L’educatore illustra l’organizzazione generale delle attività, il modo in cui vengono scandite le giornate al nido, le finalità e le articolazioni dei singoli laboratori, offrendo in tal modo ai genitori la possibilità di “portare a casa” suggerimenti e consigli utili per creare quel continuum educativo tra famiglia e servizio di cui parlavamo sopra. Al tempo stesso l’educatore ha la possibilità di arricchire e calibrare meglio la sua azione grazie a ciò che i genitori raccontano del bambino, un punto di vista che permette sempre di chiarire aspetti che rischiano di restare in ombra se affidati alla sola osservazione.
Le famiglie possono mostrare un atteggiamento ambivalente rispetto alla partecipazione del bambino alle attività educative. Alcune famiglie sono curiose e pongono mille domande, altre sembrano voler delegare interamente l’educazione dei bambini alla scuola e si mostrano poco interessate al percorso educativo del minore. La sfida della metodologia alla base di NEST è rispondere in qualche modo a entrambe queste tendenze, offrendo ai genitori più interessati la possibilità di conoscere da vicino ciò he accade a scuola, ma confinando questi confronti a uno spazio e un tempo dedicati (quelli, appunto, dei gruppi di parola); allo stesso tempo, si sfrutta il clima di condivisione e confronto generato in questo spazio per provare a “tirare dentro” anche i genitori meno coinvolti con la forza dell’esempio proveniente da altri genitori come loro.
È in questo tipo di azione che l’integrazione tra l’ambito prettamente educativo e quello sociale e socio-relazionale trova corpo e possibilità di realizzazione.