Tor Bella Monaca è un quartiere di Roma situato all’interno di un municipio, il VI, che conta da solo più o meno gli abitanti di Torino. Una vera e propria città quindi, con stratificazioni e differenziazioni interne anche molto marcate. Nel contesto del municipio, l’area di Tor Bella Monaca è tra quelle più in difficoltà, con tassi elevati di disoccupazione, soprattutto femminile, alta incidenza di attività illegali, un’alta natalità che si accompagna a una bassa età media delle madri.
Anche qui, come in altre aree segnate da disagio e marginalità, tra le varie dimensioni della povertà è particolarmente rilevante quella educativa. Si comincia prestissimo, con una carenza di servizi educativi per la prima infanzia: nel VI municipio la copertura di posti al nido è del 23%, agli ultimi posti nel più ampio panorama della capitale, un dato tanto più significativo se si tiene presente che questo è anche il municipio con più bambini di età compresa tra 0 e 3 anni, sia in termini assoluti che in percentuale (fonte “Asili nido a Roma“, rapporto OpenPolis). Una percentuale bassa, ma bassa è d’altro canto anche la domanda, un dato questo che ricorre spesso nelle aree più marginali e che costringe a interrogarsi su quanto ancora il nido venga percepito soprattutto come “baby parking” e non come una reale e importantissima opportunità educativa in grado di influire positivamente sulla crescita e il sano sviluppo del bambino.
Grazie all’esperienza maturata con il progetto NEST, abbiamo toccato con mano quanto sia importante promuovere questa prospettiva tra le famiglie, soprattutto le più fragili, coinvolgendole attivamente nel percorso educativo dei bambini, preoccupandosi però prima di creare le condizioni affinché questa partecipazione avvenga e sia percepita come un’opportunità di crescita per tutta la famiglia.
A Tor Bella Monaca daremo seguito a questo percorso rispondendo alla chiamata di una rete di soggetti locali che stanno sperimentando in modo concreto e dal basso quel continuum 0-6 anni nei servizi educativi di cui ormai da tempo si parla non solo tra addetti ai lavori, ma anche nei documenti programmatici sulla scuola (compreso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Questa sperimentazione si è articolata nel progetto Tornasole, promosso dalla Fondazione Paolo Bulgari e da questa co-finanziata assieme all’Impresa Sociale Con i Bambini, con il coinvolgimento di un ampio partenariato che include anche Pianoterra. L’intervento ha al suo centro l’Istituto Comprensivo “Melissa Bassi”, che include gli ordini dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado. Si tratta di una scuola “di frontiera”: collocata in un’area marginale, difficile da raggiungere, caratterizzata da un forte avvicendamento degli insegnanti, molti dei quali vengono da fuori regione con lunghe trasferte che assorbono energie fisiche ed emotive. Una scuola frequentata da bambini che nella maggior parte dei casi non hanno compiuto un percorso educativo precoce, che provengono spesso da contesti familiari complessi, con genitori molto giovani (Tor Bella Monaca è il quartiere romano con l’età media più bassa della capitale), dalle vite precarie e segnate dalla povertà.
In un contesto di questo tipo è difficile, se non impossibile, immaginare e soprattutto far immaginare dei percorsi educativi per i bambini che partano dai primi mesi di vita e si proiettino per tutto il percorso scolastico: fare il minimo indispensabile sembra già tanto, tantissimo. Ma non basta, noi lo sappiamo. Sostenere questa scuola nel suo ruolo di fondamentale presidio territoriale per il contrasto precoce alla povertà educativa è stato perciò uno dei primi obiettivi della partecipazione di Pianoterra al progetto Tornasole, attraverso delle attività di co-costruzione del percorso educativo svolte dalle nostre operatrici e dal personale docente e la realizzazione di laboratori rivolti ai bambini della scuola d’infanzia centrati sull’ascoltare e affrontare emozioni. Un altro tassello del nostro intervento nel quartiere è la creazione di un raccordo tra le strutture educative dedicate ai bambini tra 0 e 3 anni (nidi comunali, convenzionati e privati) e, più in generale, con i servizi territoriali, e la scuola, nel tentativo di accorciare le distanze tra i due segmenti del continuum educativo pre-scolare. Un’azione di accompagnamento e raccordo che sarà ulteriormente favorita dall’inaugurazione nel quartiere di uno spazio dedicato alle famiglie con bambini piccoli, un vero e proprio centro di aggregazione in cui saranno offerte attività educative specifiche per la fascia di età 0-3 anni – dalla musica in fasce alla psicomotricità alla lettura ad alta voce – e attività di orientamento e ascolto per i genitori. Il modello di intervento, come già detto, è quello sperimentato con successo nei tre anni del progetto NEST, grazie al quale è stato possibile dimostrare che lavorando a stretto contatto con le famiglie e non lasciandole sole è possibile far comprendere l’importanza del nido come segmento del percorso educativo dei loro bambini e non come “baby parking”, spezzando così il circolo vizioso di una scarsa domanda e della conseguente scarsa offerta di questo tipo di servizi educativi.