Spesso l’allattamento al seno viene definito anche “allattamento naturale”, una definizione che rischia però di essere fuorviante: nell’accezione comune, l’aggettivo “naturale” può trasmettere l’idea di qualcosa di istintivo, immediato, scontato e, soprattutto, facile. È evidente che nell’allattamento al seno la dimensione corporea e biologica è centrale, e che è un comportamento che ci accomuna a tutti gli altri mammiferi. Come ogni altro aspetto “naturale” che riguarda l’essere umano, però, anche l’allattamento possiede anche altre dimensioni – psicologica, socio-culturale – che si intrecciano tra loro in modi assolutamente particolari e specifici per ciascun individuo. In questo caso, per ciascuna donna.
Ne sono ben consapevoli le nostre operatrici che supportano le future mamme nel loro percorso di avvicinamento al parto. Negli incontri e nei colloqui, sia singoli che di gruppo, molto spazio viene dedicato al tema dell’allattamento al seno, evidenziandone con chiarezza gli innumerevoli benefici per il bambino e al tempo stesso preparando la donna – e possibilmente chi le sta intorno – all’impatto che l’allattamento al seno avrà sulla sua vita quotidiana. Avviare con successo l’allattamento al seno e portarlo avanti in modo esclusivo, infatti, non è affatto una passeggiata per una neo-mamma. Soprattutto nei primissimi mesi di vita del neonato, infatti, allattare il bambino “a richiesta”, ossia rispondendo ai suoi stimoli, senza orari scanditi e senza contare il numero o la durata delle poppate, implica che l’allattamento occuperà una parte rilevante della giornata della mamma, che si ritroverà a ruotare quasi interamente attorno a questa attività . Non sempre però questo è uno scenario realistico.
Una donna che è anche mamma di altri figli, magari molto piccoli e con esigenze che non possono essere ignorate (cambio di pannolini, preparazione di pranzi o cene, accompagnamento o inserimento a nidi o materne, gelosie verso il nuovo arrivato, ecc.); una neo-mamma che deve occuparsi da sola del neonato e della casa, di pulire e preparare da mangiare; una donna di origine straniera, sola, priva delle sue reti familiari e amicali; una donna che, al contrario, ha attorno una piccola folla di altre donne – la mamma, la sorella, la zia, la suocera – che danno per scontato che lei debba “essere capace” di fare tutto; una lavoratrice irregolare o autonoma, che non gode della possibilità di un congedo di maternità retribuito e ha necessità di tornare subito a lavorare; una donna che si porta dentro un vissuto di violenza che ha segnato il suo rapporto con il suo corpo e l’intimità; una donna a rischio depressione, o semplicemente affaticata. Sono solo alcuni esempi di donne per le quali l’allattamento al seno, seppure non ostacolato da problemi di salute che riguardano loro o il bambino, può non essere una scelta praticabile o sostenibile, soprattutto se in via esclusiva. E sono tutte donne che incontriamo ogni giorno nei nostri servizi. Come affiancarle al meglio?
La stella polare resta sempre l’autonomia e la consapevolezza: compiere con ogni futura mamma un percorso personalizzato di accompagnamento al parto significa soprattutto rafforzare le sue risorse, prima fra tutte la fiducia nella sua capacità di effettuare delle scelte ponderate e “sufficientemente buone” (per citare il pediatra e psicoanalista Winnicott) per sé stessa e il suo bambino. E allora, oltre a trasmettere informazioni corrette e chiare, è importante mettere da parte qualsiasi forma di assolutismo e porsi in ascolto della donna, delle sue esigenze, dei suoi dubbi e delle sue difficoltà. Prospettare dei possibili compromessi rispetto a scelte esclusive può essere un primo passo: l’allattamento misto, anche solo per qualche settimana o per i primi mesi, può offrire alla donna la possibilità di gestire meglio tempi e organizzazione, garantendo al piccolo l’apporto nutritivo derivante dal latte materno. Nel momento in cui una donna sceglie di non allattare al seno il suo bambino, però, è importante sostenerla e affiancarla, trasmettendo anche in questo caso informazioni chiare e precise.
La maternità in generale, e non solo l’allattamento al seno, è una dimensione che ha al centro la diade madre-bambino, ma che riguarda anche tutto ciò che ruota loro attorno. Non confinare l’accudimento del neonato al solo ambito materno, già dalla gravidanza e nelle primissime fasi della sua vita, è importantissimo per tutelare il benessere della madre, presupposto fondamentale per il benessere del neonato.