La storia di Vic: un ritorno a casa dolceamaro.

2 Maggio 2024

La prima voce di mamma che vogliamo farvi ascoltare è quella Vic, una donna di origini nigeriane che oggi vive in provincia di Napoli. Le abbiamo chiesto di parlarci i suoi ultimi mesi, dopo aver messo piede per la prima volta nel nostro centro per famiglie a Castel Volturno. Ecco il suo racconto.

Sono Vic, sono nigeriana e sono mamma di Reby.

Oggi la mia bimba ha 15 mesi e insieme siamo felici, anche se problemi e difficoltà non mancano nella vita di tutti i giorni. Sono in Italia da pochi anni. Anche il mio compagno lo conosco da poco. Quando abbiamo saputo dell’arrivo di Reby all’inizio non sapevamo bene che fare, ma eravamo anche molto felici, anche non ci aspettavamo che arrivasse così presto! La gravidanza è filata liscia e il parto è stato per me veloce e senza troppo dolore, ma appena uscita dall’ospedale sono iniziati i problemi…

La strada è diventata in salita quando siamo ritornate a casa. Ho sofferto di “tristezza” non appena l’ho attaccata al seno: mentre la mia bimba si nutriva io piangevo senza riuscire a fermarmi, lacrime e lacrime e lacrime… Nella mia testa ci doveva essere un collegamento tra le due cose, tra le lacrime e il latte: e se questo latte così pieno di tristezza avesse fatto del male alla mia bambina?

Non conoscevo ancora molte persone dove vivo, a Varcaturo. Alla ASL dove andavo a fare controlli e analisi mi avevano messa in contatto con l’ambulatorio di Emergency, e attraverso i loro operatori ho conosciuto Pianoterra. Ho avuto incontri prima con la psicologa, poi con una puericultrice, ho conosciuto un’ostetrica e poi anche un’operatrice legale… E poi tante donne che come me erano mamme da poco e frequentano le loro attività con i bambini.

Mi si è aperto un mondo, e piano piano sono riuscita a parlare delle mie “lacrime di latte”. Ho scoperto che non erano solo “gli ormoni”. Il mio ritorno a casa con Reby non era stato come lo avevo immaginato, lei piangeva spesso, io avevo dolori ovunque, mio marito non ha smesso di lavorare neppure un giorno, le mie sorelle sono troppo lontane, mia madre è morta anni fa e mio padre… mio padre era meglio non averlo! Da quando sono diventata mamma ho ripensato spesso a me bambina, alle cose e alle attenzioni che mi sono mancate e che ancora mi mancano. Ho capito che in quelle lacrime c’era anche la delusione per come si era messa la mia vita in Italia, che immaginavo completamente diversa e dove speravo di potermi costruire una famiglia migliore, a partire da un compagno più presente di quanto lo era stato mio padre. Ho pensato e tirato fuori tutte queste cose, un pezzo dopo l’altro, mentre continuavo ad allattare Reby e piano piano ho smesso di piangere.

Ho smesso di allattare la mia piccola a 12 mesi, quando ho deciso io di farlo. È venuta su solo con il mio latte, è una bambina felice e vivace, mi dicono anche molto intelligente. In questi mesi ho conosciuto tante donne straordinarie, mi sono aperta ai vicini di casa, ho preso ad uscire e ho organizzato il trasferimento della mia famiglia in una zona più centrale. Mio marito lavora sempre tanto, ma ha iniziato a chiedermi come sto e ad ascoltare anche le mie esigenze. È poco, ma è un inizio. Io ho smesso di avere paura e di soffrire di tristezza.

 

Segui sul nostro blog, a questo link, e sui nostri social le altre storie che racconteremo per la Festa della Mamma.

Puoi sostenere i nostri servizi a sostegno di mamme e bambini con una donazione o scegliendo di destinare a Pianoterra il tuo 5×1000!