Pianoterra partecipa al convegno “La tutela dei diritti delle donne tra formazione, lavoro ed integrazione. Esperienze dal territorio”

10 Marzo 2025

Siamo stati invitati a partecipare al convegno “La tutela dei diritti delle donne tra formazione, lavoro ed integrazione”, promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Condividiamo qui il testo dell’intervento di Ciro Nesci, presidente dell’Associazione Pianoterra.

Pianoterra non lavora in maniera esclusiva con le donne, né in maniera esplicita a favore della tutela dei diritti delle donne ma le donne sono le principali protagoniste del lavoro di Pianoterra, le destinatarie, dirette o indirette, dei tanti progetti che l’associazione porta avanti dal 2008.

La tutela dei diritti delle donne non può essere affrontata senza considerare la povertà e l’esclusione sociale, che rappresentano una delle principali barriere all’accesso ai diritti fondamentali. Essere donna, in molti contesti di marginalità, significa scontrarsi con ostacoli ancora più alti: meno opportunità di formazione e lavoro, maggior precarietà economica, maggiore esposizione alla violenza e alla discriminazione.

Pianoterra non lavora in maniera esclusiva con le donne, né in maniera esplicita a favore della tutela dei diritti delle donne. Lavorando però con bambine e bambini sin dalla nascita, le donne, colte nell’esperienza della maternità, sono le destinatarie dirette o indirette dei tanti progetti che l’associazione porta avanti dal 2008.

Ed è proprio dal nostro lavoro quotidiano che deriva la consapevolezza che le donne sono le principali protagoniste del cambiamento all’interno delle famiglie e delle comunità. Sostenerle, garantendo loro accesso a opportunità concrete e strumenti per l’autodeterminazione, significa dunque sostenere il tessuto sociale nel suo complesso.

Ma una premessa è necessaria: la povertà non è solo una condizione materiale, è la negazione dei diritti. Questa realtà è chiaramente enunciata dall’articolo 3 della nostra Costituzione:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Eppure, viviamo in un sistema sociale in cui nascere in un determinato quartiere, in una determinata famiglia, può compromettere in modo significativo il futuro di un individuo. Esiste un forte determinismo sociale e ambientale che rende difficili cambiamenti significativi. In Italia, il costo stimato per crescere un figlio fino ai 18 anni si aggira intorno ai 175.000 euro: una somma che include l’accesso a cure sanitarie, istruzione, attività sportive e ricreative, tutti elementi essenziali per la crescita e l’inclusione sociale.

Eppure, per molte famiglie questa cifra è semplicemente inaccessibile.

I dati parlano chiaro: in Italia, oltre 2,2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta (l’8,4% delle famiglie residenti, per un totale di circa 5,7 milioni di persone), mentre più di 2,8 milioni di famiglie sono sotto la soglia di povertà relativa. I minori che crescono in povertà assoluta sono 1,4 milioni, che arrivano a 2,8 milioni se consideriamo la soglia di povertà relativa. Un dato paradossale, se si considera che viviamo in un paese ricco e fortemente squilibrato dal punto di vista demografico, che ci dice che un quarto dei nostri concittadini nasce con il futuro già compromesso.

Se la nostra Costituzione sancisce diritti fondamentali, il fatto che spesso questi diritti restino inaccessibili dà la misura del livello di ineguaglianza della nostra società. I diritti, per citare Gino Strada, o sono di tutti, o si chiamano privilegi.

Pianoterra opera proprio in questo spazio di contraddizione, dove la disuguaglianza economica si traduce in disuguaglianza sociale e in una negazione di diritti e libertà. Il nostro impegno non è quindi solo solidale, ma profondamente civico e politico: contrastiamo gli effetti della povertà sin dalla nascita e anche prima, e lavoriamo per costruire una società più inclusiva e giusta.

Riflettere sulla tutela dei diritti delle donne significa riconoscere che senza lotta alla povertà, senza strumenti concreti di emancipazione, senza politiche di sostegno efficaci, l’uguaglianza resta un principio astratto.

Per questo, lottare contro la povertà non è un’azione di assistenza, ma di giustizia. È l’unico modo per garantire alle donne, e a tutti, una reale possibilità di autodeterminazione.