Distanziamento e isolamento, parole a cui ci siamo dovuti dolorosamente abituare nell’ultimo anno e mezzo, sono agli antipodi del nostro metodo di lavoro con le famiglie che seguiamo. Isolate e distanziate – dal punto di vista sociale, economico, culturale, abitativo – purtroppo queste famiglie lo sono già fin troppo, perciò è con la prossimità e l’accompagnamento che cerchiamo di raggiungere chi è in molti casi invisibile ad altri servizi.
Eppure anche noi, come tutti, abbiamo dovuto rimettere in discussione modalità di intervento consolidate e affidarci a nuove pratiche per poter continuare a erogare i nostri servizi anche nell’emergenza pandemica. E’ stato necessario ripensare l’idea di prossimità attraverso la mediazione del telefono e dei dispositivi elettronici, strumenti in precedenza residuali rispetto alle interazioni dirette. Un percorso faticoso e irto di resistenze e diffidenze, e non solo da parte delle nostre utenti. Ma, oggi possiamo dirlo, anche arricchente. Il caso del nostro corso di italiano per mamme di origine straniera lo dimostra.
Incluso ogni anno nella programmazione dello Spazio Mamme – un programma nazionale di Save the Children Italia che realizziamo nella nostra sede centrale di Napoli – il corso di italiano ha subìto, come tutti gli altri servizi un’immediata interruzione a marzo 2020, nei mesi in cui è stato decretato il lockdown per rispondere all’emergenza sanitaria da Covid-19. Per provare a dare continuità al percorso di apprendimento dei due gruppi di allieve – uno del corso base e uno del corso avanzato – abbiamo inizialmente risposto con delle video-lezioni realizzate dalla nostra insegnante di italiano e inviate al gruppo tramite Whatsapp. In questo modo si è arrivati a giugno, con la conclusione del corso: non avevamo perso di vista il gruppo, e questo era già un risultato importante, ma il percorso era stato sicuramente più carente rispetto agli anni precedenti, e uno dei dati che lo dimostravano è che nessuna delle allieve aveva conseguito un livello sufficiente per superare l’esame che è possibile sostenere, tra gli altri enti riconosciuti, presso i Centri per l’istruzione degli adulti (CPIA), per l’ottenimento della certificazione di conoscenza della lingua.
Di ritorno a settembre abbiamo fatto di tutto per ripristinare la modalità di insegnamento in presenza, limitando il numero di donne che potevano partecipare alle lezioni per garantire condizioni di sicurezza, ma al tempo stesso ci siamo attrezzati preventivamente per l’immediato passaggio a una didattica a distanza nel caso di nuove chiusure. Chiusure che si sono puntualmente verificate, e che in Campania sono state particolarmente frequenti e prolungate. Ma noi eravamo pronti. L’insegnante di italiano aveva predisposto il trasferimento online della sua classe, preferendo le lezioni in diretta su Zoom alle video-lezioni inviate tramite Whatsapp. Per consentire a tutte di superare la vera limitazione di questa modalità, ossia l’accesso limitato alle tecnologie necessarie, ci siamo accertati che tutte fossero in possesso di adeguate strumentazioni (tablet, smartphone, connessione internet stabile) e abbiamo proposto un breve percorso di alfabetizzazione digitale, accompagnando le mamme nell’utilizzo delle piattaforme di comunicazione e guidandole nella creazione di account e indirizzi di posta elettronica. Abbiamo infine dotato le partecipanti di auricolari, per consentire anche a chi non aveva la possibilità di isolarsi fisicamente in casa, vivendo in abitazioni molto piccole, di poterlo fare almeno acusticamente e riuscire così a seguire meglio la lezione.
Il corso di italiano è così andato avanti, tra chiusure e riaperture, lezioni in aula e da casa. Le nostre allieve hanno imparato tanto, e due di loro hanno persino superato l’esame per la certificazione della lingua (anche quello in modalità online). Ma abbiamo imparato tantissimo anche noi. Ad esempio, abbiamo imparato che quella che avviene attraverso un dispositivo elettronico è comunque una forma di comunicazione che nutre una relazione, e che se al centro dei nostri interventi c’è sempre la cura della relazione umana, questa cura può avvenire anche attraverso canali diversi e alternativi. Che lo schermo apre una finestra importante sui mondi contenuti tra le pareti domestiche, e nel caso di condizioni di vita difficili questo può offrirci spunti in più per calibrare meglio i nostri interventi di supporto per quello specifico nucleo familiare. Che per una mamma con bambini piccoli che si muove in città grandi come Napoli utilizzando il trasporto pubblico, spesso carente soprattutto nelle aree più periferiche e disagiate, la possibilità di seguire una lezione di italiano – o di fare un colloquio con l’ostetrica o la nutrizionista – anche da casa è preziosissima e può fare la differenza tra avere o non avere accesso a quel servizio. Che da casa anche qualche papà fa capolino dallo schermo, e se questo in alcuni casi può rappresentare un problema – il tema dell’incremento esponenziale delle violenze domestiche durante lockdown e isolamento è sempre attualissimo – in altri è una risorsa in più per il rafforzamento complessivo delle competenze genitoriali del nucleo familiare.
Proprio in questi giorni stiamo finalizzando la programmazione delle attività e dei servizi che saranno disponibili quest’anno nelle nostre diverse sedi. Privilegiare l’incontro diretto con le mamme e con i bambini è naturalmente una priorità: nonostante tutto, tantissimo va perso nella comunicazione mediata da uno schermo e, soprattutto nei percorsi di supporto psicologico e psico-pedagogico, l’osservazione e la relazione diretta è fondamentale. Al tempo stesso, costruiremo su quanto sperimentato lo scorso anno modalità miste di erogazione di servizi (interazioni successive alla prima e gestione di alcune richieste pratiche potrebbero sicuramente avvenire anche da remoto) con l’obiettivo di raggiungere un numero sempre maggiore di famiglie in difficoltà e di promuovere una maggiore autonomia e fiducia nelle donne, con ricadute positive immediate in termini di autostima e attitudine al problem solving.