Quando otto anni fa Sabrina, oggi adolescente, arriva al nostro centro educativo nel quartiere Sanità di Napoli, è una bambina insicura e solitaria, con una sola passione che le illumina gli occhi: la danza.
Ultima di tre figli, cresce in una famiglia con valori saldi e circondata da amore e affetto. Una serenità turbata però dalla preoccupazione, costante e quotidiana, di non riuscire ad arrivare a fine mese. I suoi genitori cercano di non far pesare troppo questa situazione ai figli, ma la precarietà economica e l’instabilità lavorativa attraversa la quotidianità della famiglia, e la spiccata sensibilità di Sabrina non la protegge. Con il peso di questa consapevolezza sulle spalle, la ragazzina ha difficoltà a comunicare ai genitori, e alla mamma in particolare, i suoi desideri, dalla maglietta che vorrebbe potersi comprare alla possibilità di uscire con le amiche, fino alla sua più grande ambizione: diventare una ballerina. Decide quindi di tenere tutto dentro e chiudere i suoi sogni in un cassetto.
Sua madre però, pur dovendo impiegare la maggior parte del suo tempo e delle sue energie a garantire un sostentamento alla famiglia, capisce più di quanto non dia a vedere: la figlia trascorre i pomeriggi a casa ascoltando musica e improvvisando passi di danza o inventando coreografie, e lei la osserva con ammirazione. Anche gli operatori e le operatrici del centro educativo si accorgono di quanto questa passione sia forte per Sabrina, nonostante lei cerchi in tutti i modi di soffocarla. Basta guardarla muoversi, camminare, come se seguisse sempre una sua musica e un suo ritmo interiore. Piano piano, grazie al rapporto di stima e fiducia reciproca creatosi nel tempo, Sabrina si apre e racconta i suoi sogni agli educatori, che a quel punto valutano la possibilità di farle frequentare una scuola di danza grazie all’erogazione di una dote educativa, uno dei dispositivo di sostegno materiale previsti dal programma del Punto Luce.
Finalmente Sabrina può riaprire il cassetto in cui aveva riposto il suo sogno. Si iscrive a un corso di danza classica e contemporanea e inizia così a scrivere una nuova pagina nella sua vita. È la più piccola del suo corso, ma le sue doti e abilità la fanno emergere tanto che nel giro di poco tempo può danzare con ragazze più grandi di lei. Sabrina rinasce, è contentissima, vive una gioia che riversa in tutti gli aspetti della sua quotidianità. La positività e la solarità iniziano ad illuminare le sue giornate, portando miglioramenti in ogni contesto in cui si trova, dalla scuola alle amicizie. La soddisfazione di riuscire in ciò che le dà ragione di vita le permette di accrescere gradualmente la sua autostima. Piano piano inizia a credere in se stessa, nelle sue potenzialità, nelle sue risorse.
Il suo però rimane un percorso complesso, anche perché un carattere estremamente timido e introverso la portano ad avere qualche difficoltà a relazionarsi con il gruppo dei pari. Nel corso degli anni la danza si intreccia ad altre traiettorie più complicate e difficili, che la vedono oggetto di episodi di bullismo e di difficoltà scolastiche, Su un quadro così delicato si abbatte come uno tsunami la pandemia. I lunghi mesi di chiusura delle scuole e delle attività educative e un senso generalizzato di paura e precarietà le causano dei forti blocchi emotivi che la portano a decidere di interrompere gli studi. Sabrina rischia così di diventare uno dei tanti – troppi – minori in età di obbligo scolastico che ogni anno il sistema “perde di vista”, spesso in modo definitivo, e il cui numero è drammaticamente aumentato dopo la pandemia. La scuola invia una segnalazione di dispersione scolastica, a cui seguono colloqui con assistenti sociali e pressioni varie che hanno però su di lei l’effetto opposto a quello desiderato, demotivandola ulteriormente e spingendola ancora di più a chiudersi. È il periodo più cupo e duro della sua giovane vita, che però Sabrina riesce in qualche modo a navigare e superare grazie a un percorso di supporto psicologico attivato dal centro educativo di Pianoterra e, naturalmente, alla danza, il suo vero grande amore.
Sabrina torna a scuola. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, Sabrina diventa più forte, impara dalle sue difficoltà e soprattutto a chiedere aiuto, e raggiunge una consapevolezza delle sue capacità e una maturità tali per cui gli operatori e le operatrici del centro educativo, sempre al suo fianco durante il suo percorso educativo, le propongono di assumere un ruolo attivo nel gruppo degli adolescenti, dando in particolare un supporto nella progettazione e nello svolgimento delle attività per il laboratorio di web radio.
Ancora oggi il modo migliore e più naturale in cui Sabrina riesce a comunicare il suo mondo interiore e a esprimere pienamente se stessa è attraverso passi di danza, e vederla così serena e soddisfatta mentre balla riempie di gioia e orgoglio gli occhi e il cuore di chi la osserva. Degli educatori e delle educatrici, ma anche della sua mamma, che non le ha mai fatto mancare il suo supporto e che ha scelto di mettersi in gioco iniziando a frequentare, sempre presso il nostro centro educativo, un gruppo di sostegno alla genitorialità.
Anatole France ha scritto che “per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere.” Sabrina ci ha creduto, non ha mollato, e per chi ha creduto in lei vederla oggi serena e forte è la più grande soddisfazione.