Parole e musica in Terapia Intensiva Neonatale. Quando la voce e il suono diventano cura.

29 Ottobre 2025

Nella Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Cardarelli, tra i monitor e il respiro ritmico delle incubatrici, ogni quindici giorni si diffonde un suono diverso: una voce che legge, un canto sommesso, una melodia che accarezza. Sono le voci dei genitori e delle operatrici dello sportello Fiocchi in Ospedale insieme alle esperte di musica e lettura di relazione portano parole e note tra i piccoli ricoverati e le loro famiglie.

La proposta nasce per accompagnare i genitori nel percorso, spesso faticoso e carico di paure, che segue la nascita prematura o una degenza complessa. In quei momenti, la distanza fisica e l’incertezza possono far sentire i genitori impotenti. Attraverso la voce e il canto, invece, tornano a sentirsi parte attiva nella cura: riscoprono che il loro corpo e la loro presenza sono strumenti preziosi, capaci di rassicurare e nutrire il loro bambino anche dentro un reparto ad alta intensità di cure.

La ricerca scientifica conferma ciò che l’esperienza mostra ogni volta: l’ascolto di storie e melodie favorisce nei neonati la stabilizzazione del battito e della respirazione, riduce lo stress e sostiene lo sviluppo sensoriale e neurologico. Per i genitori, questi momenti rappresentano un tempo sospeso in cui la paura lascia spazio alla tenerezza, in cui il legame con il proprio bambino si fa concreto, anche solo attraverso una ninna nanna. La lettura e la musica, inoltre, confermano la loro forza di linguaggi universali che, superando le barriere linguistiche e culturali, uniscono anche là dove la distanza fisica o la presenza di una barriera concreta (come quella delle incubatrici) crea separazione.

Durante un laboratorio musicale, una mamma ha sussurrato: “Questa musica fa bene prima di tutto a noi genitori.” Un’altra, inizialmente timida e distante, si è voltata verso l’esperta e ha iniziato a sorridere, cullando il suo piccolo tra le braccia. Quando l’esperta ha proposto una ninna nanna dal Marocco, molti genitori hanno scelto di cantare ai propri bambini parole semplici e piene di speranza: “Devi stare bene”, “Torna presto a casa”. Anche le infermiere si sono unite, scandendo il ritmo con le dita: un piccolo coro che ha trasformato la TIN in un luogo di intimità e comunità.

Per le operatrici di Fiocchi in Ospedale, questi laboratori sono anche momenti preziosi di osservazione e di incontro. Attraverso la musica e la lettura è possibile intercettare fragilità, bisogni, risorse: un primo passo per costruire una relazione di fiducia con le famiglie che accompagneranno anche dopo la dimissione.

L’attività si inserisce nell’ambito del programma nazionale Fiocchi in Ospedale di Save the Children, realizzato a Napoli da Pianoterra, che sostiene i nuclei familiari più vulnerabili nel delicato passaggio della nascita e nei primi anni di vita dei bambini. Perché, a volte, basta una voce — la voce giusta — per trasformare la cura in una carezza.