Orientare le famiglie ai servizi socio-sanitari presenti sul territorio, indirizzandole e spesso accompagnandole anche di persona, e aiutandole a districarsi tra indicazioni e informazioni spesso confusionarie, soprattutto per chi non padroneggia la lingua italiana. Questa è una parte rilevante del lavoro che facciamo ogni giorno con le persone che prendiamo in carico con i nostri servizi, dedicandovi tempo e attenzione, ben consapevoli del fatto che spesso da un’informazione veicolata in modo adeguato e compresa a pieno passa qualcosa di molto più importante della possibilità di accedere a un servizio, ossia la possibilità di godere di un diritto garantito (quello alla salute, ad esempio.)
Nella testimonianza che pubblichiamo di seguito, contenuta nel nostro bilancio di missione “10 anni di Pianoterra“, una nostra operatrice racconta una delle tante storie che hanno attraversato Pianoterra e che restituisce la dimensione relazionale che c’è dietro un’attività di orientamento.
Una mappa per la famiglia Milic
Che cosa fai se sei tuo figlio di pochi giorni dorme tanto, è spesso irrequieto e qualche volta salta una poppata? Dipende.
Dipende da chi sei, dove ti trovi, cosa sai dei neonati e di come allevarli, a chi puoi rivolgerti per chiedere aiuto o un semplice consiglio. Se sei una donna serba arrivata a Napoli, dove vive tuo marito, pochi giorni prima di far nascere il tuo primo figlio e non hai idea di come si cresce un bambino, se non ci sono tua madre, le tue zie o le tue amiche a darti un consiglio e non puoi neanche chiedere alla vicina perché non parli una parola di italiano, è facile cadere in preda all’ansia. Se sei un uomo serbo senza permesso di soggiorno, con un lavoro in nero che ti dà due soldi in cambio di tanta fatica, se vedi tua moglie disperata e tuo figlio che piange, può darsi che l’unica opzione per te sia portare il piccolo al pronto soccorso più vicino.
Poi lì possono succedere due cose. O i medici ti rimandano a casa dicendo che il bambino non ha niente, o trovi qualcuno che prova a darti quello che ti serve: una bussola per orientarti.
Di fronte alla famiglia Milic (i nomi sono di fantasia, ndr), i medici del pronto soccorso dell’ospedale Santobono-Pausillipon di Napoli scelgono la seconda strada, e fanno intervenire l’assistente sociale. Quest’ultima, a sua volta, coinvolge Fiocchi in ospedale, lo sportello di accoglienza e orientamento a neogenitori parte di un programma nazionale di Save the Children Italia che Pianoterra gestisce all’ospedale Cardarelli, dove era nato il piccolo. L’operatrice di Pianoterra contatta Ermir, il marito, e lo invita con la moglie Luiza e il piccolo Alban per un incontro nella stanza di Fiocchi in ospedale al Cardarelli.
Qui, nonostante le difficoltàdi comunicazione l’operatrice si rende conto che il principale problema della coppia, in questo frangente, è un mix letale che ha visto tante altre volte: isolamento sociale, inesperienza e conseguente mancata attivazione delle capacità genitoriali, assenza totale di informazioni sui servizi presenti sul territorio che potrebbero offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno. Del resto, durante questo incontro un pediatra visita il piccolo Alban e conferma che il piccolo sta bene. Il problema è mettere in grado Luiza ed Ermir di interpretare correttamente i segnali del bambino e farli sentire sicuri che lo stanno accudendo nel modo giusto. Al tempo stesso, naturalmente, è fondamentale assicurargli l’assistenza pediatrica a cui ha diritto.
Perciò l’operatrice di Pianoterra informa subito la coppia dell’esistenza degli ambulatori Stp (Stranieri temporaneamente presenti) presso le Asl, che consentono anche agli stranieri privi dei regolari permessi di soggiorno in Italia di iscriversi al Servizio sanitario nazionale. Ne identifica uno che offre anche un servizio di mediazione linguistico-culturale specializzato nell’accompagnamento di cittadini stranieri di recente immigrazione, lo contatta spiegando la situazione dei Milic ed esorta Ermir ad andarci al più presto.
I tre tornano a casa e, in attesa che Ermir trovi il modo di attivarsi, l’operatrice di Pianoterra gli fa qualche telefonata per monitorare la situazione. Quando finalmente Ermir va all’ambulatorio per stranieri, ottiene la tessera Stp per sé, per Luiza e per Alban, che permetterà al neonato di essere seguito da un pediatra nella crescita e ai genitori di avere informazioni sul calendario vaccinale.
Poi, come d’accordo con i medici del Santobono-Pausillipon, a due settimane dal ricovero in pronto soccorso i Milic tornano in ospedale per un controllo. Dopo la visita, l’assistente sociale del Santobono-Pausillipon contatta nuovamente lo sportello di Fiocchi in ospedale: Alban è in buona salute e i genitori appaiono più sicuri, più capaci di capire le esigenze del piccolo, e hanno un’idea abbastanza precisa dei servizi socio-sanitari da interpellare se dovessero sorgere altre difficoltà.
Che cosa fai se sei tuo figlio di pochi giorni dorme tanto, è spesso irrequieto e qualche volta salta una poppata? Dipende.
Puoi essere chiunque, ma se intorno a te si crea una rete di sostegno abbastanza ampia, fatta di professionisti, privati e non, che svolgono il proprio lavoro in modo serio, responsabile e rispettoso, tra le mani ti ritroverai una mappa capace di orientarti e di aiutarti a prendere la decisione giusta.