Giovedì 5 e venerdì 6 dicembre si tiene a Napoli, all’Edificio Storico dell’Università Federico II e al Centro Congressi Partenope, il convegno nazionale “Diversity Management. Nuove frontiere dell’inclusione e sfide per i CUG universitari“, promosso dall’Università Federico II. Pianoterra partecipa nella sezione dedicata alle esperienze sul campo con un intervento sulla responsabilità sociale e il welfare di 2° livello. È un tema, questo, che ci sta a cuore e che alimenta riflessioni all’interno della nostra organizzazione soprattutto rispetto all’importantissimo lavoro di rete – con enti pubblici e con altri enti del privato sociale – per la costruzione di un welfare misto in grado di rispondere in modo più efficace alle sfide poste dalla lotta alle diseguaglianze.
Di seguito l’abstract dell’intervento di Ciro Nesci, uno dei soci fondatori di Pianoterra e direttore esecutivo dell’ente.
Le politiche di inclusione passano attraverso azioni regolari e quotidiane di welfare comunitario. Nonostante la spesa per il welfare in Italia rimanga tra le più alte d’Europa le politiche sociali sono caratterizzate da un progressivo e costante impoverimento delle risorse pubbliche dovuto, principalmente, dai vincoli di bilancio che hanno ridotto nel tempo i margini di intervento e da uno sbilanciamento dell’impiego delle risorse, utilizzate in misura massiccia per le politiche previdenziali. Ma in controtendenza a questo arretramento dello Stato si assiste ad una notevole vivacità del 3° settore che dopo la grande prosperità degli anni 90 ha dovuto svincolarsi dal finanziamento pubblico, snellirsi, assumere caratteristiche autonome maggiormente definite in termini di efficacia, efficienza e capacità di autofinanziarsi. Questa attività autonoma dà luogo a percorsi di secondo welfare in grado, non solo di riempire i vuoti lasciati dalle politiche tradizionali, di generare attivazione, integrazione, innovazione sociale all’interno di un mix di protezione e di investimenti sociali a finanziamento non pubblico. Tali iniziative, fornite da una vasta gamma di attori economici e sociali, hanno la capacità di strutturarsi in rete con un forte legame territoriale ma al tempo stesso riescono a creare connessioni e interlocuzioni più ampie e articolate che si organizzano in maniera specifica affiancando e potenziando il primo welfare di natura pubblica. In questo quadro si inscrive l’esperienza di Pianoterra che nel 2008 muove i primi passi a Napoli e oggi realizza, non solo a livello cittadino, azioni di promozione sociale e di contrasto alla povertà, con un focus specifico rivolto alla coppia madre/bambino. Nata dal desiderio di tre soci fondatori oggi coinvolge, nella sua struttura, più di 40 persone e solo nel 2018 ha attivato 11 progetti raggiungendo più di mille persone tra bambini ed adulti.
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